Due parole su Saman Abbas
Il colore giallo sulla tristissima vicenda della povera Saman Abbas è ormai molto flebile nel senso che la verità sta emergendo in tutta la sua crudezza e crudeltà.
«Secondo me, lo zio l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano»: è la terrificante testimonianza del fratello minore di Saman, ritenuta molto credibile
Hasuain Danish, questo il nome dello zio, sembra essere l’esecutore materiale dell’omicidio della povera ragazza. Probabilmente poi sarebbe stato aiutato da due cugini della giovine per occultare il cadavere.
Sebbene non è stato ritrovato il corpo, Saman avrebbe pagato con la vita la sua ribellione ad un matrimonio combinato.
Sul (non) caso di Seid Visin, la sinistra delle anime belle – poi non so quanto belle… – ha costruito un caso di razzismo inesistente, mistificando la realtà e strumentalizzando la pelle nera di un giovane suicida.
Su questa povera ragazza, che voleva solo vivere la sua vita come tutte le ragazze della sua età, gli intellettuali di sinistra non sanno nemmeno abbozzare una riflessione di carattere generale su quanto sia ancora primitiva la religione islamica.
Almeno in riferimento a questi minoritari episodi di sottomissione della donna.
Il sospetto sorge: queste povere ragazze sono troppo eterosessuali per destare l’interesse della sinistra nostrana?