Peccato e reato
Da sempre la differenza tra peccato e reato è essenziale nell’ambito di un regime che si vuol democratico, plurale, laico e libero. Significa che quanto è peccato nella sfera religiosa può non essere reato in quella civile e viceversa. L’esempio classico è l’aborto: gravissimo peccato per il cristiano, mentre è un diritto inviolabile della donna nel contesto laico. Poi ci si scontra con l’evidenza inconfutabile che l’aborto è un omicidio, ma si tratta di un dato politicamente scorrettissimo.
In molte circostanze, a determinare cos’è peccato e cos’è reato non è l’oggettività della natura, bensì la soggettività dell’ideologia. Può capitare, quindi, che la socializzazione “naturale”, ovvero quella che contempla la corporeità, diviene reato a livello civile, senza avere un peccato corrispettivo a livello religioso. Per la paura della malattia, del virus, che non è poi così letale, il diritto civile vieta e sanziona l’umano nella sua carnalità.
La ruota gira e l’accusa di oscurantismo è della religione verso la politica. Insomma, in difesa della salute, per questa estate, niente sesso occasionale con gente sconosciuta, sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali. Finalmente l’odierna politica medioevale mette tutti d’accordo: perfino l’innamorarsi deve rimanere un accadimento assolutamente casto (niente lingue in bocca).
Il bacio infetta!
Esagerazione? No, è solo che a certe implicazioni dell’attuale dittatura sanitaria progressista nessuno pensa e nessuno ve lo dice. Certamente, in questa follia collettiva, la movida infetta meno di un “limone”.
Buona estate!