Virus, evasione fiscale e responsabilità politica
L’Italia è un regime democratico che affida da sempre la salute della cittadinanza a un sistema sanitario nazionale, ovvero al pubblico. Scelta di civiltà indubbiamente, sorretta dalla fiscalità generale che si alimenta mensilmente da quanto i lavoratori si vedono trattenere dai loro salari e da tutti coloro che pagano le tasse. In questo patto fiduciario, si presume che classe politica sia così lungimirante da destinare quanto necessario a questo fondamentale settore.
Nel dibattito pubblico, da sinistra si enfatizza ideologicamente il fatto che se mancano respiratori e mascherine, è (anche) colpa di chi evade le tasse. Perfino il comunista vestito di bianco sposa questa tesi, che ha certamente un fondamento di verità.
C’è – però – un problema di prospettiva, di visione d’insieme. Ad esempio, è notorio che la corruzione, in sanità, è una costante, da nord a sud, da destra a sinistra; insomma una grande torta da spartire. Per non menzionare gli ausili per persone con disabilità, a costi sempre maggiorati, evidentemente per accontentare gli amici degli amici, oppure bacini elettorali. Non sto svelando nulla.
Per cui una volta superata l’attuale emergenza sanitaria – che, in ogni caso, inchioda l’intera classe politica alle proprie responsabilità -, bisognerà effettivamente accertare le colpe di tutti gli attori in gioco. Perché se da una parte evadere il fisco è un reato grave, dall’altra parte non garantire i LEA a tutta la popolazione (a prescindere dal gettito) è cosa che grida vendetta al cospetto di Dio.
Sul piano politico, la ripresa deve vedere una rottamazione vera, da destra a sinistra, senza ma e senza se. Ne va della credibilità di una nazione. Ma temo che tutto proseguirà come prima!