Il povero e il fatto salvifico di Gesù Cristo
«Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5,3).
In questo post, intendo meditare questa beatitudine perché la trovo molto attuale.
Chi è il povero in spirito in questo tempo sospeso? Quanto stiamo vivendo a livello globale, sembra certificare che l’essere umano, a prescindere dal ruolo sociale che ricopre o dalla condizione che vive, sia costretto a misurarsi con la sua povertà anzitutto interiore.
Potente o meno, l’uomo si sta accorgendo di essere un nulla, che vive irrazionalmente un tempo e uno spazio totalmente privi di senso profondo, ma anche di essere solo e che, quindi, va cercando una vana solidarietà, un vano aiuto in chi vive la medesima condizione.
Questa odierna povertà in spirito è figlia del trionfo dell’immanente sul trascendente, ovvero è figlia della morte di Dio.
Il vuoto lasciato dall’uccisione del divino è riempito dal chi domina il pensiero, sul piano civile e anche religioso. Non a caso, da entrambi gli ambiti, si insiste sulla necessità di andare verso un nuovo umanesimo, ostaggio delle follie dello scientismo.
La stessa ‹attenzione ai poveri e agli ultimi›, da parte del vegliardo vestito di bianco, in verità, è un blasfemo e vergognoso abuso dei poveri e degli ultimi.
Al povero, ovvero all’essere umano, non serve un umanesimo freddo e infecondo, ma il personale imbattersi nel fatto salvifico di Gesù Cristo.
Il Santo Natale è questo fatto sconvolgente di liberazione da ogni umana schiavitù.
Non a caso, Gesù Cristo è il grande escluso e il grande manipolato. E tuttavia, per chi va oltre l’oscurità del momento, questo tempo di apparente desolazione è il viatico alla grande speranza del Suo immenso amore per gli esseri umani.