Invalidità, niente assegno a chi lavora

È recente la notizia del messaggio numero 3595 del 14 ottobre 2021 con cui l’INPS comunica l’esclusione dalla prestazione assistenziale di coloro (disabili parziali e non totali) che svolgono un lavoro.

Alcune riflessioni in merito sono doverose.

Innanzitutto, anche con questa ultima novità che ha del grottesco e del surreale, si conferma la tendenInvalidità, niente assegno a chi lavoraza allucinante di sovvenzionare il fancazzismo italico. Il reddito di cittadinanza è il provvedimento simbolo in tal senso.

Peccato che molti cittadini invalidi hanno una dignità e non sono per nulla fancazzisti: se possono lavorare, vogliono lavorare. Anche perché la cifra erogata è una presa per il culo e, quindi, necessita di integrazione.

D’altro canto, bisogna ricordare che è meglio guadagnarsi il necessario senza chiedere niente a nessuno, tanto meno allo Stato. È anche un fatto di dignità, di orgoglio.

Nella prossima manovra finanziaria, il governo di Mario Draghi sta valutando di tagliare il cuneo fiscale.

In questo ambito, per compensare questa scellerata decisione dell’INPS, sarebbe da valutare l’azzeramento totale del cuneo per le assunzioni di soggetti handicappati.

In tal modo si affermerebbe effettivamente l’articolo 1 della Costituzione e, nel contempo, si darebbe un calcio nei coglioni ai fancazzisti del reddito di cittadinanza.

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